was successfully added to your cart.

Carrello

Perché i fitofarmaci per la cura delle piante sono introvabili?

fitofarmaci per la cura delle piante

Gli hobbisti più attenti avranno sicuramente notato che i fitofarmaci per la cura delle piante sono diventati introvabili e sono molti i clienti che vengono nel nostro punto vendita per chiedere informazioni.

Molto semplice: a partire dal 31 dicembre 2022 entra in vigore il Decreto 33/2018 del Ministero della Salute che vieta la vendita e l’utilizzo di fitofarmaci per la cura del verde destinati agli hobbisti (che la norma definisce “utilizzatori non professionali”, da cui l’acronimo Unp). Il decreto, già rinviato due volte ma ormai a poche settimane dall’entrata in vigore, riguarda quindi soltanto gli hobbisti e non gli utilizzatori professionali. Vista la prossimità del divieto di vendita, molti negozi specializzati hanno già tolto dall’offerta questi prodotti: per evitare fondi di magazzino da eliminare dall’1 gennaio.

Non c’entrano quindi né la guerra né difetti dalla catena di distribuzione composta da industrie e rivenditori specializzati come noi, che insieme agli hobbisti siamo vittime di questo Decreto: che cancella per legge un mercato da circa 100 milioni di euro (prezzi al consumo) con le ripercussioni che immaginate sulle aziende e le famiglie che lavorano in questo comparto.

Ricordiamo che i fitofarmaci per la cura delle piante sono quei prodotti, come insetticidi (aficidi, anti-cocciniglia, ecc.) o fungicidi, cui ricorriamo quando le nostre piante o il nostro orto sono colpiti da un attacco parassita. Prodotti che usiamo con parsimonia (visto che mangeremo i frutti dell’orto) e non acquistiamo in libera vendita al supermercato: vengono venduti solo in punti vendita specializzati dotati di apposito “patentino” che sono tenuti a esporli in vetrine chiuse a chiave e a fornire tutte le informazioni d’uso all’atto della vendita assistita.

Fitofarmaci per la cura delle piante: il Decreto vieta tutto? No, ma quasi

L’Allegato Tecnico del Decreto 33/2018 delinea i confini di ciò che si potrà vendere oppure no. Il problema è che la normativa italiana è la più restrittiva tra tutte quelle europee, al punto da vietare agli “utilizzatori non professionali”, cioè agli hobbisti, anche le soluzioni consentite in agricoltura biologica! Come il tradizionale rame (noto anche come verderame o la poltiglia bordolese), lo zolfo e il piretro, estratto dalle margherite fin dai tempi dei Romani per combattere naturalmente pidocchi e parassiti.

A nulla sono valse le rimostranze e le richieste di modifica dell’Allegato Tecnico, sostenute dalle associazioni di categoria come Agrofarma-Federchima (che riunisce le industrie), Compag (l’associazione delle rivendite agrarie) e Promogiardinaggio (associazione di filiera a tutela del gardening). Anzichè promuovere un consumo consapevole e sostenere la diffusione delle soluzioni consentite in agricoltura biologica, è stato scelto di vietare tutto, quasi a testimoniare una totale sfiducia nelle capacità e sensibilità degli hobbisti.

Le industrie del settore hanno dovuto inoltre registrare nuovamente le molecole da immettere sul mercato con notevoli ritardi del Ministero nella concessione delle autorizzazioni alla vendita. Al punto che oggi, 7 ottobre, non sappiamo ancora con esattezza quali prodotti troveremo in commercio dall’1 gennaio 2023.

Però sappiamo che delle oltre 230 molecole presenti fino ad oggi sul mercato hobbistico probabilmente se ne salveranno soltanto una trentina scarse: quindi avremo molte meno soluzioni per difendere le piante da parassiti e malattie fungine.

Il vero problema si porrà per gli hobbisti che curano un orto e un frutteto. Mentre per i fitofarmaci per la cura delle piante ornamentali (definiti PFnPO) ci sono delle speranze di un’offerta minima, le soluzioni PFnPE per le piante edibili (cioè piante da frutto, da orto, aromatiche, ecc.) sono davvero ridotte al minimo e le associazioni di categoria si stanno battendo ancora in queste settimane per difendere almeno le soluzioni consentite in agricoltura biologica.

Quali soluzioni avrà a disposizione un hobbista?

Il Decreto non mostra alcun rispetto verso gli interessi degli hobbisti e quindi non si premura di fornire soluzioni al danno arrecato. Il Decreto non considera che in Italia ci sono decine di migliaia di hobby farmer, cioè famiglie che hanno grandi appezzamenti di terreno nei quali coltivano grandi orti, frutteti, oliveti o vigneti per uso familiare e non professionale. Famiglie che da gennaio non avranno più a disposizione i tradizionali strumenti per difendere le colture da parassiti e funghi, neanche quelli consentiti in agricoltura biologica.

Per deduzione rimangono tre soluzioni:

  1. smettere di usare fitofarmaci e ricorrere solo a rimedi naturali basati su tecniche di prevenzione; ma senza molte delle soluzioni consentite in agricoltura biologica,
  2. ricorrere a un giardiniere professionista, dotato di “patentino” per acquistare e utilizzare fitofarmaci,
  3. conseguire il “patentino” che ci permetterà di acquistare e usare i fitofarmaci senza problemi.

La terza soluzione può sembrare strana, ma è una delle possibilità a nostra disposizione. Per conseguire il “patentino” – meglio detto abilitazione all’acquisto e utilizzo di fitosanitari – è infatti sufficiente la maggiore età e non è obbligatorio avere una partita Iva o essere un imprenditore agricolo. Qualsiasi hobbista può richiederlo. Le associazioni si stanno battendo per ottenere un “patentino light” pensato per i consumatori hobbisti, che non avranno mai consumi paragonabili a un professionista.

Il tema è davvero molto ampio e siamo ancora in attesa di alcune conferme in merito all’interpretazione del decreto. Continuate a seguirci, torneremo su questo argomento andando ad approfondire le varie soluzioni a disposizione degli hobbisti per continuare a difendere il nostro verde. Se hai domande specifiche, scrivi a infocapoverde16@gmail.com!

Aggiornamento 18 aprile 2023. Quando abbiamo scritto questo articolo, nell’ottobre 2022, gli hobbisti potevano liberamente conseguire il “patentino fitosanitario” e infatti molti ne erano in possesso. Dall’inizio di quest’anno abbiamo ricevuto molte segnalazioni che testimoniano l’impossibilità di conseguire il certificato di abilitazione all’acquisto e all’utilizzato dei prodotti fitosanitari (detto patentino fitosanitario) in alcune Regioni.

Leave a Reply